ita       eng

pratiche artistiche nei luoghi di conflitto

CONFLICT

L'idea di conflitto nella modernità occidentale è alternativamente oscillata tra due opposte interpretazioni: talvolta la parola conflitto è stata letta come una forza propulsiva del mutamento sociale, se non addirittura del progresso, talaltra invece come un accidente, un inceppamento nel regolare riprodursi della società. Chi considerava il conflitto come un fattore positivo non solo scommetteva fortemente sulla possibilità degli individui di migliorare collettivamente la propria condizione di vita, ma portava anche con sé un'immagine di fondo di società da raggiungere: una società giusta in cui, in quel momento, il conflitto sociale non sarebbe più stato necessario. Di contro, coloro che sottolineavano gli aspetti negativi del conflitto sociale, facevano emergere gli aspetti positivi del mantenimento della pace sociale: un sistema poteva dare il meglio di sé in condizioni di stabilità e di autoriproduzione nel corso del tempo. L'immagine di fondo di società che in questo caso si portava, era meno distante dalle condizioni di partenza ed una buona integrazione tra le istanze dei differenti attori sociali, sarebbe stato un ottimo punto di approdo. Le condizioni di integrazione e conflitto sociale, non erano quindi soltanto due condizioni autoescludenti a vicenda del medesimo sistema, quanto piuttosto due orizzonti utopici distinti, due meta-teorie per molti aspetti diametralmente opposte. Chi considerava profondamente inadeguato e ingiusto lo status quo, vedeva nel conflitto, nella presa di coscienza della propria condizione di oppressi (la classe per sé) e nella lotta per spodestare l'oppressore, lo strumento cardine per l'affermazione della giustizia e della parità tra individui. Gli altri invece vedevano nella differenziazione di ruoli, mansioni, risorse e potere un ottimo modello di organizzazione sociale sostenuto da un nucleo forte di valori comuni. L'internazionalizzazione e la mobilità dei flussi di capitale, la finanziarizzazione dell'economia, la diffusione di media e valori occidentali su scala globale, l'accelerazione dei mutamenti di prodotto e della moda, lo scollamento tra società e stato e tra rappresentanza e potere decisionale, l'individualizzazione della società e la frammentazione delle appartenenze territoriali, sono tutti caratteri che riconfigurano oggi i legami sociali e le forme di conflitto agibili ed efficaci in maniera nuova e diversa rispetto al passato.
Con quali strumenti affermare la cittadinanza se la presenza stabile sul territorio di una nazione non sancisce più di per sé lo status di cittadino? Come pretendere diritti sul lavoro con una controparte deterritorializzata e acefala? Come convertire diritti de jure in diritti de facto disperdendo il potere decisionale? Come superare il conflitto tra desiderio e principio di realtà? Come dirsi 'integrati' se la differenziazione è alla base del processo di individuazione? Come stabilire legami significativi tra sfere di produzione del senso sempre più specializzate nei propri sottosistemi parziali?
Nella modernità, il ruolo delle pratiche artistiche ha subito due significativi smottamenti dagli ambiti del suo sviluppo tradizionale. Il primo riguarda la perdita della sua centralità tecnica e operativa nella rappresentazione della realtà e nella produzione di costrutti formalmente rilevanti ad opera di sottosistemi interni progressivamente differenziatisi ed espansi, il secondo riguarda la perdita parziale del ruolo di legittimazione delle élites. Questi mutamenti sistemici, hanno aperto spazi di agibilità nuovi ma anche baratri di inconsistenza operativa. Un sistema, quello dell'arte, che si è riprodotto comunque grazie al mantenimento del ruolo residuo di legittimatore delle élites, ha dovuto però aprirsi ad ambiti di significato nuovi che lo differenziassero dai nuovi sottosistemi emersi ed affermatisi al suo posto. La propria legittimazione si è sganciata dai ruoli tradizionali e si è aperta a continue ridefinizioni e aperture a significati e modi precedentemente preclusi. Nello stesso tempo, negli ultimi decenni, l'azione sociale si è svincolata dalle forme tradizionali della rappresentanza e dell'agire collettivo. Le possibilità di critica emerse attengono ad ambiti 'spuri' dell'azione sociale: al posto della rappresentanza partitica forte e della mobilitazione di massa sono emersi movimenti e gruppi attivisti critici che, partendo da emergenze empiriche di medio raggio (l'ambiente, la marginalità urbana, la responsabilità sociale d'impresa, le forme del consumo, ecc.), hanno sviluppato modalità critiche e contestatorie che contengono critiche sistemiche un tempo appannaggio privilegiato del sistema politico. In altre parole, nel momento in cui nella modernità sfere sociali distinte (economia, politica, arte, scienza.) manifestano il massimo grado di sviluppo, di differenziazione e di autoreferianzialità, gli effetti che producono seguendo le proprie logiche interne possono diventare dannosi o pericolosi per le altre sfere sociali che compongono la totalità dell'esperienza. Gli esempi abbondano negli effetti delle politiche economiche neoliberiste, nella mercificazione degli spazi pubblici, nelle bioteconologie, nella scienza applicata guerra. La possibilità di critica di tali 'effetti collaterali' si svincola dalle logiche interne ai sistemi che li hanno generati e si situa in ambiti di azione sociale 'spuri' e trasversali. Come se un sistema altamente differenziato non riuscisse più a controllare gli effetti esterni alla propria logica altamente specialistica e rendesse possibile sviluppare forme critiche soltanto a partire da un ambito indifferenziato: un luogo ancora da definire ma che si presenta in maniera prorompente sulla scena in tutta la sua forza semantica e cogenza epistemica. Tale luogo in Integration and Conflict è ovviamente quello delle pratiche artistiche, un luogo forte della perdita e della dispersione di un ruolo sociale stabile ad opera della modernità ma che, proprio in forza di tale perdita, mantiene strutture mobili di adattamento, intervento e azione. La mobilità operativa acquisita, legata alla concretezza degli spazi operativi consegnati dalla tradizione, ne hanno fatto un termometro e uno strumento flessibile di azione sociale. Pratiche e saperi eterogenei possono trovare nuove sintesi in un ambiente in cui gli ambiti di significato sono e rimangono necessariamente aperti dalla necessità di legittimarsi e legittimare all'interno di contesti di riferimento mutati. Il conflitto, come luogo del mutamento e della codifica di prospettive emancipatorie, si fa centrale nella scansione dei passaggi significativi.

Jens Haaningworkshop Mario Rizziworkshop Guerrila Girlsexhibition Live Your Lifesocial lab Postfordist realitysocial lab The Yes Menworkshop Social Impactworkshop Gecekonduexhibition